EDITORIALE 1
AGRIGENTO, SICILIA, ITALIA
Succede in quella terra bellissima …
di Giuseppe Marchica
C’era una volta una regione, nota a tutti come terra di emigranti e di mafia, una terra bellissima, ma abitata da persone omertose, paurose e con scarsa capacità di reagire alle cose brutte, e di costruire un futuro, per sé e per i propri figli.
E succede che in quella terra, un distributore locale cede la propria attività, ad un altro distributore locale.
Una piazza di distribuzione, che per non farla riconoscere, (si sa, i Siciliani sono paurosi), chiameremo Agrigento-Sciacca, viene ceduta ad un distributore, che, sempre per nascondere i nomi, si trova ad Enna, quindi decentrato rispetto alla piazza acquisita.
E succede che il nuovo distributore, chieda a tutti gli edicolanti, di firmare un contratto di fornitura, che prevede delle deroghe all’Accordo Nazionale, che prevede un costo di trasporto, e che prevede la concessione di garanzie, sotto forma di fidejussione, o assegno o altro metodo da concordare.
Tutto questo perché il nuovo distributore non conosce gli edicolanti della nuova area, e quindi cercava di tutelarsi in qualche modo.
Un Sindacato, la cui sigla, (il Sinagi) teniamo riservata per le solite ragioni, informato dei fatti, organizza una assemblea ad Agrigento, che risulterà poi essere strapiena di giornalai, tutti ovviamente preoccupati del loro futuro professionale e non solo.
In quella assemblea, si è deciso tutti assieme, di non fare nulla, non firmare contratti, non fornire garanzie, e di andare correttamente e serenamente a dirlo al nuovo distributore, che tutti conoscono come azienda severa, e poco incline alle mediazioni.
Dopo qualche settimana, viene organizzata dal distributore una riunione con tutti gli edicolanti a Enna, per chiarire meglio gli aspetti, e chiedere nuovamente la sottoscrizione di un contratto, che intanto era stato modificato in diverse parti, e che comunque conteneva la richiesta di garanzie.
Anche a questo incontro partecipa il Sinagi, d’accordo con il distributore locale, che va detto, non solo non si è opposto, anzi ha favorito il tutto.
Nel corso dell’incontro, le varie parti hanno affrontato tutti i temi che riguardano i normali rapporti tra edicola e distributore, fino alla “resa dei conti” sulle garanzie che una parte richiedeva, e l’altra non intendeva rilasciare, appellandosi ai normali rapporti previsti e regolamentati dall’Accordo Nazionale.
Il “duello” finale, si è concluso con una proposta del Sinagi, di fare il punto a fine luglio, momento in cui si potranno tirare le somme di un periodo di lavoro e di reciproca conoscenza, e si definiranno le situazioni future, in modo stabile.
Agrigento, Sicilia.
Ma non era quella terra in cui c’era un DL, considerato insensibile, duro e tiranno, e degli edicolanti paurosi, e pronti a concedere tutto quello che gli si chiedeva?
Eppure quel distributore si è rivelato persona, o meglio persone (si tratta di fratelli), ragionevoli, che cercavano solo di avere qualche garanzia per la propria azienda, non conoscendo i giornalai della nuova area, e sono state persone disponibili ad affrontare tutto, in modo sereno e senza cercare lo scontro a tutti i costi.
E quegli edicolanti, forse non erano poi così arrendevoli e con poca personalità, visto che hanno mantenuto con fermezza decisione e serenità, le posizioni decise collegialmente in assemblea.
Questi due fattori, hanno fatto sì, che il rapporto tra edicole e DL iniziasse in un clima di rispetto reciproco e, siamo certi, così proseguirà, pur sapendo che anche lì potranno esserci opinioni diverse, e anche momenti di tensione, ma questo fa parte dei normali rapporti. Quindi niente sangue, niente sopraffazioni, rapporti di lavoro tra edicola e DL, che si avviano.
Chi ha vinto?
Nessuno, ognuna delle parti, ha riflettuto sui problemi dell’altra, e insieme si troveranno le soluzioni ai problemi che via via si presenteranno, e ognuno farà il proprio mestiere, l’edicolante venderà giornali e pagherà regolarmente gli estratti conto, come ha sempre fatto, e il distributore farà la distribuzione, e incasserà quanto gli è dovuto, come è sempre successo.
Chi ha perso?
A parte qualche sciocco scrivano su pagine di altri giornali, abituato ad attribuirsi meriti tutt’altro che propri, per nascondere la propria incapacità a tutelare i propri iscritti, incolpando sempre gli altri delle macerie che si lascia dietro, chi ha perso?
Gli editori e i distributori nazionali, senza alcun dubbio.
Ancora una volta assenti, volutamente assenti.
Oltretutto in Sicilia c’è una situazione particolare, con centinaia di edicole che hanno solo una parte delle testate, ad esempio ad Agrigento e Sciacca, ci sono decine di punti vendita non forniti.
In quell’area c’è l’Agenzia Randazzo di Enna, che fornisce una parte delle pubblicazioni, un’altra parte, quelle della Press-Di, arrivano in parte da Catania, in parte da Palermo.
Tre distributori, che attraversano le montagne, e fanno centinaia di chilometri per distribuire ognuno una parte delle testate, e ognuno di loro lascia decine e decine di edicole senza pubblicazioni, perché anti-economiche.
I casi sono due, o raccontano tutti delle grandi bugie, quando dicono che i costi sono diventati insopportabili, oppure bisogna mandare qualche dirigente nazionale ad un corso di riqualificazione professionale, uno di quei corsi dove spiegano che se in un posto ci vanno in tre, costano cento, e se ci va uno solo con tutto il prodotto, forse costa solo un terzo di cento, uno di quei corsi in cui spiegano che lamentarsi del fatto che si vende sempre meno, e poi non si riforniscono le edicole, sono contraddizioni da sanare immediatamente.
Ma l’editoria è forse più legata a piccole faide di quartiere, piuttosto che ad analizzare e portare a sintesi un sistema che sta collassando, o forse sperano come sempre nei soldi pubblici; ma così, temo non ne usciremo tanto bene.
L’Italia è piena di problemi simili a quelli che abbiamo raccontato qui, Nord, Centro e Sud, dovunque ci sono problematiche simili a queste, e non sempre gli edicolanti sono stati altrettanto decisi come quelli di Agrigento e Sciacca, e non sempre i distributori, hanno data altrettanta disponibilità al dialogo.
Il dialogo non è sintomo di debolezza, al contrario è sapere ciò che si vuole, e riconoscere negli altri degli interlocutori è un fatto di grande forza, e vale per il Sindacato come vale per i distributori.
Ma i colleghi di quelle terre del nord, forse un po’ più ricche di queste del sud, hanno forse qualcosa da imparare, prima di tutto il valore dell’unità, se noi siamo uniti, siamo invincibili, quando tutti ne saremo consapevoli, allora si aprirà per noi, un mondo nuovo.
Ecco, questa piccola storia, forse può diventare un esempio da seguire in tutta Italia, di sicuro ci fa pensare che quella terra di emigranti e di mafia, quella terra bellissima, ma abitata da persone omertose e paurose, forse nella realtà, è tutta un’altra cosa, e pur non dimenticando mai i problemi gravissimi che ogni giorno l’attraversano, fa sentire orgoglioso delle proprie origini, chi in quella terra c’è nato e per qualche tempo cresciuto.
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EDITORIALE 2
L’INCUBO
Raccontare un incubo, è sempre stato difficile, soprattutto a chi non lo ha vissuto…
di Giuseppe Marchica
La vita a volte riserva strane cose, soprattutto quando si va a dormire, dopo avere esagerato nella cena, che dovrebbe essere frugale, ma che troppo spesso diventa l’unico pasto della giornata, quindi tutt’altro che leggera.
Magari non ci si deve meravigliare, se di notte si è assaliti da qualche sogno particolare, che a volte diventa un incubo, sotto molti punti di vista. Raccontare un incubo è sempre stato difficile, soprattutto a chi non lo ha vissuto, ma ci voglio provare, mettendo gli ingredienti sul tavolo, come si fa per le ricette di cucina, illustrando poi, come si mettono assieme e si cucinano quegli ingredienti , chissà che magari non scopriamo chi è il cuoco.
Ingredienti:
1-progetto Fieg sulla informatizzazione
2-chiusura di qualsiasi spiraglio per il rinnovo dell’accordo
3-richiesta di fondi pubblici allo Stato
4-distributori locali che chiudono a raffica
5-edicole che chiudono a raffica
6-piccoli punti vendita non forniti
Bene, iniziamo ad amalgamare gli ingredienti.
Si prenda un inesistente progetto sulla informatizzazione, lo si affidi ad una primaria società, questa ne crea un contenitore ancora da riempire, ma anticipa a tutto il mondo che una società composta da un numero X di soci, creerà un armadio, che chiameremo “padre putativo” il quale sarà il centro da cui passa tutto il flusso di dati, e cioè bolle di consegna, bolle di resa, rifornimenti, e soprattutto dati di vendita in tempo reale, cioè i flussi di informazioni dal DL all’edicola e viceversa.
Il “padre putativo” invierà i dati, oltre che ai diretti interessati, a chi ne farà richiesta, dietro pagamento.
Il “padre putativo” è di proprietà di alcuni signori privati, che non conosciamo, se non di nome.
Comunque sia, prendiamo questo armadio, e cominciamo ad agitarlo con forza, per meglio amalgamare il tutto.
Intanto la Fieg si preoccupa di continuare a chiedere soldi pubblici, che quelli servono alla fine per guarnire.
Nello shakerare gli ingredienti, badare bene che il sistema distributivo locale, e la rete di vendita, sbattano bene l’uno contro l’altro, e ne spariscano, sciogliendosi nel magma, il maggior numero possibile di soggetti.
Alla fine avremo un impasto in cui i signori a cui il “padre putativo” ha inviato, dietro pagamento, i dati di vendita in tempo reale, e anche i dati storici e statistici, potranno eliminare le scorie, e tenere il succo, un po’ come per la grappa, via la testa, via la coda, si tiene solo il cuore.
Nel nostro incubo, il cuore, sono i dati, ma di questi faremo un racconto a parte.
Questo fa sì che un grande cuoco, diciamo l’editore maggiore, o i 3-4 maggiori gruppi editoriali, ha finalmente il proprio tavolo imbandito, tutte le proprie testate da distribuire, lì a destra, in una parte, lì al centro, tutti i dati di vendita dei singoli edicolanti, in un’altra, in fondo a destra, i distributori locali, in un’altra ancora, in fondo a sinistra, i sindacati e le associazioni varie, poi in fondo in fondo, in bilico, le edicole.
Bene, nel sogno, o meglio nell’incubo, lo chef ha buttato giù dal tavolo tutti i sindacati, più della metà delle edicole, e quasi tutti i distributori locali (qualcuno, in qualche grande città, potrebbe fargli comodo, non si sa mai, quindi meglio tenerlo da parte, purché non sia fastidioso).
Poi delle proprie testate ne fa tanti pacchi, pacchetti e pacconi, con allegati dei files con dentro i nomi e i numeri delle edicole a cui devono essere inviate, consegnate ad una azienda di logistica nazionale, che con pochi soldi distribuisce alla rete sopravvissuta porta tutto a destinazione, e il cerchio si chiude.
Ah! dimenticavo, che non solo bastano solo alcune migliaia di edicole (diecimila?) e la GDO, ma anche che non è necessario (nel sogno, ovvio) uscire tutti i giorni, basta una volta alla settimana, meno costi, meno spreco, più guadagni.
L’edicola rimasta, dapprima sorrideva soddisfatta del rapporto diretto con l’editore (o il DN); ma poi, con forza contrattuale al di sotto dello zero, ha smesso di ridere, passando dalla classica padella alla più classica brace.
Qualche grande DL rimasto, rideva pure lui, ma anche lui, quando ha capito, ha smesso di ridere del tutto.
Quindi, finalmente ottimizzata la rete distributiva e di vendita, sfrondato il sistema da tutte le frange inutili, sfrondato anche da piccoli editori fastidiosi che occupavano sulla tavola uno spazio che lo Chef riteneva suo, il ciclo era così concluso, e un nuovo inizio era possibile, magari spostando sul web parte delle testate, per mantenere la pubblicità, tanto i costi di trasferimento sul web li paga lo stato (e tutti i tipografi, cartai, ecc.).
Infine, per guarnire il piatto con la classica ciliegina, si prendano i finanziamenti pubblici, li si chiami con nomi diversi, finanziamenti diretti, Iva forfettizzata, Iva agevolata, pre-pensionamenti e cassa integrazione dedicati al settore eccetera, si spalmino ben bene, et voilà, il piatto è servito.
Poi per fortuna mi sono svegliato, e l’incubo è scomparso.
O no?
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