EDITORIALE
INTERVENTO AGLI STATI GENERALI DELL’EDITORIA DEL 30/05/2019
di Giuseppe Marchica
Siamo talmente delusi ed arrabbiati che ho scritto alcune cose altrimenti useremmo termini non opportuni ed adeguate alla sala che ci ospita oggi.
Qui sembriamo al capezzale di un ammalato ma un medico serio quando cura un ammalato e non mi riferisco a questo governo che sta facendo più di quello che hanno fatto in precedenza altri governi, cerca di capire quale sono le ragioni di quella malattia altrimenti quello si riammala in continuazione fino a morire.
Ringranzio il senatore Crimi e il Dipartimento per avere organizzato questi incontri e queste opportunità, ho notato con piacere oggi che si parla di edicole abbiamo la presenza di DL DN ed editori, ricambieremo le visite volentieri quando ci sarà l’occasione, quando c’e parlar di edicole ci siamo tutti ma quando c’è da mettere sul tavolo le soluzioni per salvare rimaniamo in pochi al capezzale di quelle che vorremmo salvare.
Mi sono scritto alcune cose e qualche considerazione in più probabilmente la farò.
Quando si parla di quella malattia di cui dicevo poco anzi credo di poter dire con tutta tranquillità e serenità che da tempo si sta portando avanti un progetto teso a cancellare volontariamente il sistema di vendita di giornali e riviste.
Qualche dato nel 2005 c’erano 43.000 edicole nei 15 anni successivi hanno aperto 5000 nuovi punti vendita all’interno di supermercati bar tabacchi eccetera.
Nel 2018 i punti vendita esistenti erano 27.000.
Nel maggio del 2019 siamo al di sotto delle 26.000 edicole. Significa che nei 15 anni che vanno dal 2004 al 2019, hanno chiuso 22.000 punti vendita.
Più della metà delle edicole esistenti nel 2004, non ci sono più.
È ineluttabile questo? È un sasso che è cascato sul settore quindi inevitabilmente tutti hanno chiuso? Io credo di no, queste chiusure hanno una parte di responsabiltà oggettiva e una parte di responsabilità hanno nomi ed cognomi ed io ne voglio fare qualcuno se si offendono pazienza ce ne faremo una ragione.
· Le case editrici che come la Cairo Editore portano il prezzo di copertina a 40/50 centesimi e costringono gli edicolanti a lavorare gratis visto che il 18,77% su 40/50 centesimi è uguale a zero o poco più, inoltre sottraggono vendite alle testate a prezzo pieno completando così l’affossamento delle edicole
· gli editori che come Cairo Editore, RCS, Mondadori, De Agostini solo per fare qualche nome, propongono abbonamenti postali con 70/80% di sconto, ma non vogliono discutere degli aggi degli edicolanti
· gli editori che con finanziamenti pubblici indiretti cito a titolo esemplificativo quanto da lei stesso affermato Senatore Crimi, (l’obbligatorietà di pubblicazione degli avvisi di gare, iva agevolata, iva forfettaria, tariffe postali agevolate, credito d’imposta per investimenti pubblicitari, sostegni ai prepensionamenti e alle ristrutturazioni aziendali, energia elettrica, carta, spese telefoniche e molto altro) hanno fatto cassa in questi anni invece di rilanciare il settore disinteressandosi dei problemi della distribuzione e della vendita dei giornali
· la Federazione Editori che non vuole rinnovare l’accordo nazionale che regola i rapporti tra editori distributori ed edicole, perché non disponibile a definire un’equo compenso per il lavoro che le edicole svolgono tutti giorni
· la Federazione Editori che invece di sostenere le edicole come dicono a parole di voler fare, fanno accordi con l’Abi con le Poste per vendere i loro giornali nelle banche e negli uffici postali
· i distributori nazionali che con la complicità dei distributori locali riempiono le edicole di prodotto che si sa essere invendibile, per fare cassa e vivere con gli acconti che settimanalmente gli edicolanti sono costretti a versare
· i distributori locali che sottraggono denaro dagli edicolanti attraverso fantasiosi oneri di servizi di vario genere
· i distributori locali che invece di combattere contro gli editori che stanno affossando tutto il sistema, si adeguano a questo stato, si combattono tra di loro per estendere le loro aree distribuzione, e cercano di aggirare le leggi schiacciando poi i più deboli, forti con i deboli inesistenti e paurosi con i più forti
· i piccoli e medi editori che alcuni anni fa volevano fare blocco con tutto il sistema distributivo e di vendita e che poi, ricevuti 50 milioni di finanziamento diretto dai precedenti governi, sono scomparsi perché evidentemente soddisfatti di quel denaro di cui avevano bisogno per chiudere i loro bilanci in pareggio.
Chi pagherà questa situazione? Chi la sta pagando ?
La pagheranno le edicole perché continueranno a chiudere ancora più velocemente di quanto sia successo fino ad oggi.
Pagherà la libera informazione che senza le edicole diffuse su tutto il territorio non potrà avere nessun futuro, il Web da solo è illusione, il Web da solo non regge la necessità di informazione diffusa dei cittadini, e le recenti elezioni europee hanno dimostrato che bisogna stare nelle strade tra la gente, bisogna parlare guardandosi in faccia e non solo attraverso una tastiera.
Pagheranno le piccole aree abitate che verranno così desertificate ulteriormente.
Pagherà in definitiva l’intera democrazia. È questa la situazione in Italia?
L’arrabbiatura di stamattina, siamo venuti da via Gregorio VII, 3 edicole su 4 sono chiuse, di cosa stiamo parlando? Di pasticche per il mal di testa, metà edicole chiuse ed altre metà chiuderanno.
È ancora possibile intervenire e quantomeno fermare l’emorragia? Certamente sì, ci auguriamo signor sottosegretario che lei possa completare serenamente il lavoro che ha iniziato a fare, che possa continuare nell’opera di riconoscimento del valore delle edicole italiane, lavoro che è iniziato con il credito d’imposta di cui la ringraziamo. Noi oggi consegniamo un documento con tutte le riflessioni del Sinagi, documento in cui sono contenute anche le richieste che il Sinagi avanza per tentare di salvare il sistema di vendita.
Cito solo per titoli quattro punti:
· eliminare dalla legge 70 la parola liberalizzazione perché ha creato un vero disastro per tutto il sistema di vendita, oggi la parola liberalizzazione c’è doveva essere in qualche modo attenuata dai decreti attuativi che dovevano seguire la legge che è stata fatta 2 anni fa, sui parametri qualitativi di cui oggi non c’è nemmeno ancora traccia
· mantenere il credito di imposta di cui parlavo prima per gli anni successivi al 2020
· mantenere il livello di finanziamento diretto e indiretto verso il sistema editoria spostando però un terzo del totale del finanziamento verso la rete di vendita
· avviare un tavolo di compensazione che favorisca il rinnovo dell’accordo nazionale tra gli editori e gli edicolanti per stabilire quello che possiamo definire un equo compenso anche per la vendita di giornali e riviste.
Tutte le altre voci sono contenute nel documento che lascerò al Consigliere Sepe, e noi crediamo che attraverso questa strada si possa avviare un percorso che possa quantomeno tamponare una situazione di crisi del sistema editoriale.
Grazie buon lavoro
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